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Il 24 novembre 1958 veniva aperto al pubblico il Museo Diocesano di Recanati, primo nel suo genere nelle Marche, dopo alcuni anni di preparazione necessari per completare il restauro del vecchio Episcopio trecentesco e procedere all’allestimento dello spazio espositivo, in un primo tempo limitato all’enorme salone del piano superiore dell’edificio con la bella copertura a capriate. Si dava in tal modo compimento all’iniziativa del Vescovo Aluigi Cossio (1924-1955)che iniziò il recupero dell’antica residenza vescovile prescelta come sede adeguata ad ospitare la raccolta di oggetti sacri. Ma il principale artefice della costituzione del museo Diocesano di Recanati fu monsignor Attilio Moroni (Porto Recanati, 1909 – 1986), Prevosto del Capitolo della Cattedrale, il quale riuscì a realizzarlo con il consenso i l’incoraggiamento del Vescovo Emilio Baroncelli, Rodolfo Cecaroni, Clara Niutta Donati e Arturo Politi.
Il nucleo fondamentale del Museo Diocesano era costituito da opere appartenenti alla Cattedrale di San Flaviano con l’aggiunta di una scelta selezione di pezzi provenienti da altre chiese di Recanati, come Santa Maria di Castelnuovo, Santa Maria della Piazza, San Domenico, Sant’Anna, Santa Lucia, Santo Stefano, il Beato Placido, ecc. Lo stesso Moroni scrive che “il criterio seguito nella sistemazione è stato quello di porre insieme pittura, scultura, oreficeria e opere di arte minore, senza divisione alcuna per creare una certa varietà riposante”.
Il percorso espositivo del Museo Diocesano venne in seguito completato con l’allestimento del lapidario collocato sotto il portico a piano terra del vecchio Episcopio e con il recupero delle adiacenti carceri pontificie, fatte costruire nel 1434 dal cardinale Giovanni Vitelleschi (1431-1435), Vescovo di Recanati e Macerata nonché Governatore della Marca.

Intanto nel corso degli anni l’originario nucleo di opere esposte si arricchì anche grazie alle donazioni  di alcuni privati, come, per esempio, le famiglie Belli e Calamanti. Inoltre confluirono nel Museo alcuni dipinti e reperti archeologici di varia epoca e di diversa attribuzione, acquistati sul mercato antiquario e donati dallo stesso monsignor Attilio Moroni, appassionato collezionista e amatore d’arte. E proprio come omaggio a questo illustre donatore, la cui memoria si lega strettamente alla storia del Museo Diocesano di Recanati, va intesa l’esposizione di una selezione di questi pezzi archeologici nella prima sala del nuovo allestimento.
La necessità di una completa riorganizzatore dell’allestimento originario del Museo Diocesano di Recanati, affascinante ma ormai datato e inadeguato a presentare e valorizzare gli oggetti che vi erano stati riuniti, nonché l’obbligo di tenere conto delle moderne esigenze di adeguamento normativo, sicurezza, accessibilità e fruizione delle sedi museali, hanno reso necessario lo spostamento del Museo dai due grandi ambienti dell’antico Episcopio alle sale del piano nobile del nuovo Palazzo Episcopale. Il progetto del  nuovo allestimento ha preso avvio con un ampio programma di restauri mirato alla decorazione delle volte delle varie sale , e alla maggior parte delle opere da esporre. Queste sono state riunite nelle singole sale a seconda dei temi affrontati, come la devozione alla Beata Vergine di Loreto, e dei criteri diversi: per classe, per tipologia, per cronologia. La definizione del nuovo percorso espositivo ha comunque tenuto conto del carattere specialmente ecclesiologico del Museo Diocesano, che è insieme storico, teologico e liturgico con finalità pastorali.
Questi oggetti, belli e preziosi, continuano pertanto ad avere una funzione pastorale e insieme raccontano la lunga storia religiosa e devozionale della comunità cristiana di Recanati, ci parlano dei donatori, papi, vescovi, canonici, illustri visitatori, del loro gusto e degli artefici cui si erano rivolti.

 

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